Contrada

Storia

La Contrada del Drago fu fra le prime a comparire sul Campo nelle pubbliche feste, infatti insieme a Giraffa, Chiocciola e Onda partecipa ad una “Pugna”, organizzata in onore del Cardinale di St. Malò il 1° marzo 1494. Risultati scaturiti da una recente ricerca ne documentano l’esistenza già nel 1481 e, dato molto importante, al di fuori della partecipazione a pubblici eventi. La Contrada comprende le antiche Compagnie Militari di San Donato da’ Montanini e Sant’Egidio del Poggio Malavolti. Dall’animale mitologico rappresentato sullo stemma della prima, prese probabilmente insegna e nome. Taluni credono, invece, possibile che il nome e l’insegna possano derivare dall’arma gentilizia dei Borghesi: un drago giallo in campo verde; altri che la Contrada abbia ripreso l’emblema da quello della famiglia Benincasa, la famiglia di Santa Caterina, che è anche la sua Patrona. Comunque sia, fu proprio con una macchina a foggia di Drago che gli appartenenti a questa Contrada parteciparono alle prime “Cacce ai tori” e furono chiamati “gli uomini del Drago”.

Sbandierata della Comparsa della Contrada del Drago in Piazza Matteotti

Territorio

Il territorio della Contrada del Drago coincide per due strade con l’antica via Francigena. Sono il lato destro (verso il Campo) di via Montanini e di via Banchi di Sopra, fino alla via dei Pontani. Gli altri punti nevralgici del rione sono piazza Matteotti (con la sede storica, che comprende l’Oratorio di Santa Caterina del Paradiso, la Sala delle Vittorie - dove sono conservati i drappelloni vinti - e la Fontanina Battesimale di Vico Consorti), via del Paradiso (sede un tempo della Società di Camporegio oggi Galleria dei Costumi) e la basilica di San Domenico attigua all’attuale Società di Camporegio. Altre strade importanti della Contrada sono via della Sapienza, dove ha sede la Biblioteca Comunale degli Intronati, via di Camporegio, via dei Termini, via delle Terme, via dei Malavolti e via Curtatone. I vicoli più caratteristici sono quelli del Campaccio, della Rosa, del Cavalletto e del Rustichetto. La stalla del cavallo si trova in un altro vicolo, detto della Palla a Corda, che si apre dalla parte conclusiva di via della Sapienza, e che non ha sbocco in nessuna altra strada. Come riporta il Bando di Violante di Baviera, che nel 1730 stabilì con proprio decreto i confini delle diciassette Contrade, il territorio del Drago è delimitato dalla seguenti strade e palazzi: Dalla chiesa di San Domenico in Camporeggi inclusive tenga per ambe le parti la via che porta alla Sapienza,, scenda la piaggia da ambe le partì fino alla chiesa curata di Sant'Antonio esclusive, di dove ritorcendo nella via sopradetta della Sapienza quella tutta tenga, e svoltando e tenendo a sinistra salga il vicolo al osteria della Rosa ed a man sinistra tenendo passi sotto l'arco in faccia a Galli nella strada maestra di Camollìa, ove tenendo pure a sinistra vada fine alla svolta detta Cavallerizza ed occupando tutte le case da quella parte, comprendendo il palazzo e poggio Malavolti, convento e via del Paradiso, ritorni a Camporeggi e comprenda la via del Pulcino e la strada che da Camporeggi per gli orti porta alla Lizza.

La Sede

La Sala delle Vittorie attuale, realizzata nel 1950 ricavandola dalle cantine sottostanti l’Oratorio di Santa Caterina del Paradiso, conserva i trentanove Palii vinti dalla Contrada ed altri cimeli, che negli ultimi anni vi sono stati collocati. In precedenza i Palii erano custoditi nella Sala Grisaldi Del Taia, oggi Sala dei Costumi. Purtroppo non tutti i drappelloni sono giunti fino a noi. Non possiamo dire che questi siano andati perduti, perché anticamente il premio per il vincitore non era costituito -come oggi- da un drappo di seta dipinto, ma da una lunga pezza di stoffa preziosa di forma rettangolare (che veniva quasi sempre utilizzata in seguito per la realizzazione di paramenti sacri), posta sulla cima di un’asta di legno, o da un bacile d’argento. Da alcuni documenti possiamo risalire per esempio alla descrizione del Palio vinto dalla nostra Contrada il 6 Novembre del 1650: “… un Palio di damasco cremisi con fregio bianco e con fodera di taffetà bianco e nero, Insegna della nostra Balzana….”. Del resto in quel tempo ed anche successivamente, le Contrade che come il Drago non avevano una propria sede, affidavano a propri contradaioli la custodia di particolari oggetti. Il disgregarsi di nuclei familiari o il loro trasferimento ha probabilmente causato, nel tempo, la perdita di alcuni cimeli. Questo spiega il ritrovarsi saltuariamente, sui mercati antiquari d’Italia, di oggetti un tempo sicuramente appartenuti alle Contrade di Siena, come ad esempio la bandiera della fine del ‘700 ritrovata a Cortona e nuovamente acquisita dalla Contrada nel 1980. Nonostante la Contrada del Drago sia così antica, ebbe una Sede propria solo a partire dal 27 Ottobre 1787, quando in cui il Granduca di Toscana Pietro Leopoldo, sensibile alle suppliche dei contradaioli, donò generosamente al Drago l’Oratorio e parte del soppresso Convento delle Monache del Paradiso. La Contrada ne venne però fisicamente in possesso solo nell’Aprile 1788. Le prime memorie storiche conservate nell’Archivio della Contrada risalgono al 31 Luglio 1786, redatte dal Cancelliere del tempo, Isidoro Casacchi. La Contrada non ebbe Priore fino all’Agosto del 1709, mentre in precedenza era governata da tre Grandi Protettori. Attualmente non sono stati rintracciati documenti precedenti; solo nei libri della Compagnia Laicale di San Domenico è fatto cenno talvolta alla nostra Contrada, a partire dal 1649. Gli uomini del Drago si adunavano in abitazioni private o in qualche bottega del rione fino al Settembre 1650, anno in cui venne loro concesso di tenere le loro adunanze presso la cappella dei Fratelli della Compagnia Laicale di San Domenico in Camporegio. Dal 1679 la Compagnia Laicale di San Domenico si impegnò addirittura a contribuire con 10 lire alle spese in occasione del Palio, a condizione che -in caso di vittoria- il premio venisse offerto in segno di devozione all’altare di San Domenico. Questa collaborazione durò fino al 2 Luglio 1738, quando in occasione della vincita del Palio, il Capitano del Drago Simone Contri si rifiutò di consegnare il premio consistente in un bacile d’argento, asserendo che questo apparteneva esclusivamente agli abitanti del rione. Il fatto ebbe anche strascichi legali che purtroppo dettero torto alla Contrada. Sappiamo anche con certezza che il Palio più antico vinto dalla Contrada, quello del 1650, fu consegnato volontariamente dai Dragaioli alla Compagnia Laicale di San Domenico. Analoga sorte ebbero quelli del 1682, 1717, 1724, 1729 e, come abbiamo già visto, anche quello del 1738, anno della probabile interruzione della collaborazione tra la Contrada del Drago e la Compagnia Laicale di San Domenico. Nel 1748, forse in occasione della vittoria del Palio del 16 di Agosto, fu richiesta dalla Contrada la restituzione di tutti i premi custoditi dai Fratelli della Compagnia, ma purtroppo senza alcun esito. Questo ci induce a pensare che fino a quell’anno i Palii erano ancora presenti e riconoscibili. I Palii vinti negli anni 1748, 1763 e 1771 (verosimilmente in forma di drappellone dipinto) potrebbero essere stati consegnati in custodia a qualche contradaiolo o, in caso di stoffa preziosa, trasformati in paramenti o arredi sacri. Comunque sia, purtroppo, anche questi non ci sono pervenuti. Chissà, osservando un piatto d’argento o una pianeta nella Sacrestia dell’Oratorio ci potremmo trovare forse, senza saperlo, davanti ad un Palio. Questi Palii potrebbero però essere stati consegnati anche alla suddetta Compagnia poiché nel 1739, cioè un anno dopo la vittoria del Palio oggetto di contestazione, il Priore del Drago dichiara con disappunto che la Compagnia Laicale di San Domenico voleva offrire a Palio vinto solamente 8 lire, invece delle 10 pattuite. Questo lascia intravedere quindi la possibilità che nel 1738 non siano stati interrotti definitivamente i rapporti di reciproca collaborazione, ma che anzi siano continuati fino al momento in cui il Drago non ebbe una sua propria sede. A ricordo di questi Palii vinti e non pervenuti, sono i nove Paliotti fatti realizzare dalla nostra Contrada, che attestano le vittorie riportate sul Campo. L’immagine della Madonna distingue i Palii di Luglio da quelli di Agosto. Nel trasferire i drappelloni dalla Sala Grisaldi Del Taja alla nuova Sala delle Vittorie fu commesso ad un certo punto un errore, nell’ordinarli l’uno accanto all’altro cronologicamente. Questo fu causato da una errata lettura del cartiglio in legno di identificazione della teca. Il Palio attuale non è altro che un drappo di seta dipinto e per lungo tempo, fino alla fine del 1800, realizzato senza alcuna pretesa artistica. “… Il suo valore è esclusivamente intrinseco, simbolico, ideale. Ogni epoca tuttavia ha avuto modo di siglare i drappelloni, che costituiscono così tante pagine di storia visiva, attestati di periodi diversi, di regimi, di occupazioni …”. A questo proposito è interessante comunque sapere che generalmente il premio vero e proprio consisteva in una somma di denaro (60 talleri di Luglio e 40 di Agosto), che veniva consegnata alla Contrada vincitrice al momento della restituzione del Baccile d’argento fissato in cima all’asta, a coronamento del drappellone dipinto. Quest’ultimo, che nel frattempo aveva sostituito il drappo di stoffa preziosa, rimaneva alla Contrada quale testimonianza tangibile della Vittoria ottenuta, mentre il denaro veniva speso per le più diverse necessità. Gli stemmi dipinti sui drappelloni ricordavano i Deputati della Festa, che avevano sostenuto in proprio le spese dell’organizzazione di tutta la Festa. L’attribuzione del premio in denaro è rimasta ancor oggi, nella tradizionale consegna delle riproduzioni delle antiche monete da parte del Sindaco alla Contrada vittoriosa, il giorno della Festa della Vittoria. Il Palio, di qualsiasi epoca, anche se custodito dietro un vetro, evoca immediatamente l’emozione indescrivibile della Carriera e del dopo corsa: le urla, il tripudio delle bandiere ed il rullo dei tamburi suonati a vittoria, gli abbracci sudati e le calde lacrime di gioia. Così come lo abbiamo vissuto e lo viviamo noi; così lo vissero i nostri nonni. Chiudendo gli occhi davanti ad un Palio si può percepire distintamente, con il cuore, l’atmosfera festosa, l’incontenibile gioia e la presenza di coloro che lo hanno vissuto, fortemente voluto e vinto. Realizzati all’inizio in un ambiente artigianale e locale, nel tempo l’esecuzione dei Palii è stata affidata ad artisti sempre più importanti, di fama nazionale ed internazionale; tant’è che oggi il drappellone, mantenendo sempre il suo carattere simbolico, è una vera e propria opera d’arte.

La Sedia

La Sedia è l'organo deputato all'organizzazione della Contrada ed all'amministrazione del suo patrimonio. Sono membri della Sedia, oltre al Priore che la presiede: il Vicario, i Provicari, il Conservatore della Legge, il Cancelliere, il Bilanciere, il Camarlengo, l'Economo, il Conservatore dell'Archivio, il Provveditore all'Oratorio, il Signore del Brio, l'Addetto ai Protettori, l'Addetto ai Giovani, il Maestro dei Novizi, l'Addetto ai Beni Immobili, il Provveditore alle Finanze, il Conservatore dei Beni Artistici, gli altri eventuali Addetti, i Consiglieri di Sedia e i membri del Collegio dei Maggiorenti. La Sedia viene eletta dai Protettori e resta in carica dalla data del suo insediamento sino al 31 dicembre dell'anno successivo, ad eccezione del Collegio dei Maggiorenti che ne fa parte di diritto.

Corteo Storico, il barbaresco con il barbero, foto di Pietro Tonnicodi

Staff Palio

Il Capitano, assieme al Priore, è una delle figure primarie della Contrada e la sua attività si svolge nell’ambito del Palio, del cui esito è il principale artefice e responsabile. Infatti, in virtù della delicatezza del suo incarico, il Capitano lavora in totale autonomia per il conseguimento della Vittoria sul Campo. A questo proposito nomina personalmente ogni anno uno Staff Palio, che gestisce durante il suo mandato. I suoi collaboratori più stretti sono i “Mangini” o “Tenenti”, che lo coadiuvano e agiscono per sua delega ed il cui numero varia sulla base delle esigenze che il Capitano può avere nel momento in cui entra in carica. Jacopo Gotti è l’attuale Capitano ed i suoi Mangini sono Federico Melai, Francesco Mugnaini, Giovanni Giorgi e Devid Rosi. È compito del Capitano nominare il Barbaresco e i suoi Vice, ovvero coloro che si occuperanno del benessere del cavallo durante i canonici quattro giorni, dormendo addirittura con lui e vegliandolo 24 ore su 24. Lo Staff Stalla viene a completarsi con la nomina di veterinari e maniscalchi, che spesso possono essere esterni alla Contrada. Avvalersi dell’opera di tecnici del settore ippico, spesso nomi di rilevanza nazionale e internazionale, nasce dalla volontà delle Contrade di tutelare costantemente la salute del cavallo, nell’interesse della Festa stessa. Il Barbaresco è Tommaso Giuntini ed il suo vice è Riccardo Vegni; altri collaboratori sono Tommaso Paccagnini e Sebastiano Gamma. Completano lo staff Palio del Drago altre figure importanti, i cosiddetti Guardia-fantino. Si tratta degli “angeli custodi” che devono garantire la tranquillità e l’integrità fisica (e morale) del fantino prescelto. I Guardia-fantino sono Giovanni De Luca, Gianluca Cetoloni, Niccolò Bacarelli e Vittorio Tognazzi.

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