La Sede

La Sala delle Vittorie attuale, realizzata nel 1950 ricavandola dalle cantine sottostanti l’Oratorio di Santa Caterina del Paradiso, conserva i trentanove Palii vinti dalla Contrada ed altri cimeli, che negli ultimi anni vi sono stati collocati. In precedenza i Palii erano custoditi nella Sala Grisaldi Del Taia, oggi Sala dei Costumi. Purtroppo non tutti i drappelloni sono giunti fino a noi. Non possiamo dire che questi siano andati perduti, perché anticamente il premio per il vincitore non era costituito -come oggi- da un drappo di seta dipinto, ma da una lunga pezza di stoffa preziosa di forma rettangolare (che veniva quasi sempre utilizzata in seguito per la realizzazione di paramenti sacri), posta sulla cima di un’asta di legno, o da un bacile d’argento. Da alcuni documenti possiamo risalire per esempio alla descrizione del Palio vinto dalla nostra Contrada il 6 Novembre del 1650: “… un Palio di damasco cremisi con fregio bianco e con fodera di taffetà bianco e nero, Insegna della nostra Balzana….”. Del resto in quel tempo ed anche successivamente, le Contrade che come il Drago non avevano una propria sede, affidavano a propri contradaioli la custodia di particolari oggetti. Il disgregarsi di nuclei familiari o il loro trasferimento ha probabilmente causato, nel tempo, la perdita di alcuni cimeli. Questo spiega il ritrovarsi saltuariamente, sui mercati antiquari d’Italia, di oggetti un tempo sicuramente appartenuti alle Contrade di Siena, come ad esempio la bandiera della fine del ‘700 ritrovata a Cortona e nuovamente acquisita dalla Contrada nel 1980.

Nonostante la Contrada del Drago sia così antica, ebbe una Sede propria solo a partire dal 27 Ottobre 1787, quando in cui il Granduca di Toscana Pietro Leopoldo, sensibile alle suppliche dei contradaioli, donò generosamente al Drago l’Oratorio e parte del soppresso Convento delle Monache del Paradiso. La Contrada ne venne però fisicamente in possesso solo nell’Aprile 1788. Le prime memorie storiche conservate nell’Archivio della Contrada risalgono al 31 Luglio 1786, redatte dal Cancelliere del tempo, Isidoro Casacchi.

La Contrada non ebbe Priore fino all’Agosto del 1709, mentre in precedenza era governata da tre Grandi Protettori. Attualmente non sono stati rintracciati documenti precedenti; solo nei libri della Compagnia Laicale di San Domenico è fatto cenno talvolta alla nostra Contrada, a partire dal 1649. Gli uomini del Drago si adunavano in abitazioni private o in qualche bottega del rione fino al Settembre 1650, anno in cui venne loro concesso di tenere le loro adunanze presso la cappella dei Fratelli della Compagnia Laicale di San Domenico in Camporegio. Dal 1679 la Compagnia Laicale di San Domenico si impegnò addirittura a contribuire con 10 lire alle spese in occasione del Palio, a condizione che -in caso di vittoria- il premio venisse offerto in segno di devozione all’altare di San Domenico. Questa collaborazione durò fino al 2 Luglio 1738, quando in occasione della vincita del Palio, il Capitano del Drago Simone Contri si rifiutò di consegnare il premio consistente in un bacile d’argento, asserendo che questo apparteneva esclusivamente agli abitanti del rione. Il fatto ebbe anche strascichi legali che purtroppo dettero torto alla Contrada. Sappiamo anche con certezza che il Palio più antico vinto dalla Contrada, quello del 1650, fu consegnato volontariamente dai Dragaioli alla Compagnia Laicale di San Domenico. Analoga sorte ebbero quelli del 1682, 1717, 1724, 1729 e, come abbiamo già visto, anche quello del 1738, anno della probabile interruzione della collaborazione tra la Contrada del Drago e la Compagnia Laicale di San Domenico. Nel 1748, forse in occasione della vittoria del Palio del 16 di Agosto, fu richiesta dalla Contrada la restituzione di tutti i premi custoditi dai Fratelli della Compagnia, ma purtroppo senza alcun esito. Questo ci induce a pensare che fino a quell’anno i Palii erano ancora presenti e riconoscibili.

I Palii vinti negli anni 1748, 1763 e 1771 (verosimilmente in forma di drappellone dipinto) potrebbero essere stati consegnati in custodia a qualche contradaiolo o, in caso di stoffa preziosa, trasformati in paramenti o arredi sacri. Comunque sia, purtroppo, anche questi non ci sono pervenuti. Chissà, osservando un piatto d’argento o una pianeta nella Sacrestia dell’Oratorio ci potremmo trovare forse, senza saperlo, davanti ad un Palio. Questi Palii potrebbero però essere stati consegnati anche alla suddetta Compagnia poiché nel 1739, cioè un anno dopo la vittoria del Palio oggetto di contestazione, il Priore del Drago dichiara con disappunto che la Compagnia Laicale di San Domenico voleva offrire a Palio vinto solamente 8 lire, invece delle 10 pattuite. Questo lascia intravedere quindi la possibilità che nel 1738 non siano stati interrotti definitivamente i rapporti di reciproca collaborazione, ma che anzi siano continuati fino al momento in cui il Drago non ebbe una sua propria sede.

A ricordo di questi Palii vinti e non pervenuti, sono i nove Paliotti fatti realizzare dalla nostra Contrada, che attestano le vittorie riportate sul Campo. L’immagine della Madonna distingue i Palii di Luglio da quelli di Agosto. Nel trasferire i drappelloni dalla Sala Grisaldi Del Taja alla nuova Sala delle Vittorie fu commesso ad un certo punto un errore, nell’ordinarli l’uno accanto all’altro cronologicamente. Questo fu causato da una errata lettura del cartiglio in legno di identificazione della teca.

Il Palio attuale non è altro che un drappo di seta dipinto e per lungo tempo, fino alla fine del 1800, realizzato senza alcuna pretesa artistica. “… Il suo valore è esclusivamente intrinseco, simbolico, ideale. Ogni epoca tuttavia ha avuto modo di siglare i drappelloni, che costituiscono così tante pagine di storia visiva, attestati di periodi diversi, di regimi, di occupazioni …”. A questo proposito è interessante comunque sapere che generalmente il premio vero e proprio consisteva in una somma di denaro (60 talleri di Luglio e 40 di Agosto), che veniva consegnata alla Contrada vincitrice al momento della restituzione del Baccile d’argento fissato in cima all’asta, a coronamento del drappellone dipinto. Quest’ultimo, che nel frattempo aveva sostituito il drappo di stoffa preziosa, rimaneva alla Contrada quale testimonianza tangibile della Vittoria ottenuta, mentre il denaro veniva speso per le più diverse necessità. Gli stemmi dipinti sui drappelloni ricordavano i Deputati della Festa, che avevano sostenuto in proprio le spese dell’organizzazione di tutta la Festa. L’attribuzione del premio in denaro è rimasta ancor oggi, nella tradizionale consegna delle riproduzioni delle antiche monete da parte del Sindaco alla Contrada vittoriosa, il giorno della Festa della Vittoria.

Il Palio, di qualsiasi epoca, anche se custodito dietro un vetro, evoca immediatamente l’emozione indescrivibile della Carriera e del dopo corsa: le urla, il tripudio delle bandiere ed il rullo dei tamburi suonati a vittoria, gli abbracci sudati e le calde lacrime di gioia. Così come lo abbiamo vissuto e lo viviamo noi; così lo vissero i nostri nonni. Chiudendo gli occhi davanti ad un Palio si può percepire distintamente, con il cuore, l’atmosfera festosa, l’incontenibile gioia e la presenza di coloro che lo hanno vissuto, fortemente voluto e vinto.

Realizzati all’inizio in un ambiente artigianale e locale, nel tempo l’esecuzione dei Palii è stata affidata ad artisti sempre più importanti, di fama nazionale ed internazionale; tant’è che oggi il drappellone, mantenendo sempre il suo carattere simbolico, è una vera e propria opera d’arte.

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